Fate e streghe
Per chi ama abbandonarsi all’immaginazione è possibile farsi incantare da ruderi, paesaggi silvani e grotte, immaginandoli come luoghi popolati da streghe. Nei covoli, negli anfratti ai piedi del Monte Parnaso, subito fuori del Volto, dove esiste tuttora una limpida sorgente d’acqua ed un’altra scorre sotterranea e trascurata, le anguane, giovani donne graziose, affini alle ondine della mitologia germanica, attraggono irresistibilmente gli ingenui viandanti offrendosi di accompagnarli per poi trascinarli in eterno nel loro regno. Ma nei tempi andati capitava anche di essere aiutati dalle fate che a volte regalavano alle giovani, in procinto di sposarsi, delle magiche matasse di lana. Le fate si vedono di notte, intente a stendere i panni su funi lunghissime, tirate addirittura da una rupe all’altra.
Templari
Inizialmente, i Cavalieri Templari, una piccola truppa di “poveri cavalieri di Cristo” che vivevano religiosamente e in miseria, fornivano la polizia stradale, scortando i pellegrini che si avvicinavano a Gerusalemme, in particolare nelle strette parate tra Cesarea e Haifa, o verso luoghi emblematici della vita di Gesù, come il lago Giordano. Nell’ambito delle attività (“Commesse”) che si diffusero gradualmente nel nord dell’Italia ed in Spagna, i Cavalieri Templari lavorarono per far crescere le loro tenute agricole e le loro attività commerciali. I profitti venivano ridistribuiti per finanziare le campagne in Oriente e per fornire ai loro fratelli cavalli, armi, cereali, carne secca, ecc. A poca distanza da Chez Les Grottes si trova la Villa dell’Ordine dei Templari detta “la Commenda”: l’edificio fu fondato dall’ordine dei Cavalieri Templari all’inizio del XII secolo per offrire alloggio ai crociati che si recavano in Terra Santa. Passò poi, dopo la soppressione dell’ordine nel 1315, ai Cavalieri di Malta e divenne Commenda fino ai decreti napoleonici del 1807, quando fu incamerata dal demanio.
Benedettini
I primi ad occuparsi della bonifica nel territorio berico furono i monaci benedettini. Il loro lavoro modificò il paesaggio ai piedi dei colli trasformando la grigia palude in terreni fertili, verdi e ricolmi di frutti.
Dedicavano almeno 5 ore al giorno al lavoro manuale, tra cui quello agricolo, creando a poco a poco quello che divenne un paesaggio rigoglioso e vivo dai colori diversi ad ogni stagione.
Imperatori, papi, conti, vescovi davano grande importanza ai monasteri benedettini considerandoli centri di riferimento fondamentali e affidando alla loro cura possedimenti e terreni, con la certezza di fare un investimento.
Il mutamento che portarono è tutt’ora evidente, e la loro presenza confermata da resti di monasteri presenti a San Mauro di Costozza e nelle nostre Case rupestri.