Fonti:
https://www.sgaialand.it/il-borgo-di-costozza-gioiello-segreto-di-vicenza/
https://it.wikipedia.org/wiki/Costozza
“Costozza nei secoli” – Lino Capellaro 1954
“Il Covolo, o Covalo di Costoza” – Gaetano Girolamo Maccà 1989
Camminare tra le strade e le splendide case in pietra del paese di Costozza è sufficiente per vivere quelle sensazioni di pace e di quiete d’altri tempi. Arrivati davanti al caratteristico Volto di Costozza, si imbocca via delle Grotte. La salita è abbastanza ripida, ma breve, e permette una bellissima vista su tutto il paese. Proseguendo per questa strada avrete modo di incontrare Chez Les Grottes, con le sue cave di Pietra di Vicenza e le ex Case Cisco, caratteristici edifici rupestri scavati all’interno della roccia. Sono il tipico esempio di abitazioni rupestri, in cui gli edifici (con una facciata in muratura) sono ricavati dalla parete rocciosa. All’interno delle stanze si trovano alcuni rilievi scolpiti direttamente sulla roccia, magnifici non tanto per il loro valore artistico ma per la forte suggestione che evocano.
Fin dall’epoca romana Costozza fu infatti sede di cave per l’estrazione di pietra calcarea da taglio, la cosiddetta Pietra di Costozza o Pietra di Vicenza. Nate come cave ma sviluppatisi come vere e proprie grotte al fine di proteggere e preservare beni e persone hanno raggiunto, con buona probabilità, una dimensione tale (+ di 10 km di lunghezza) da essere annoverate tre le grotte più colossali ed ampie d’Europa, non generate dalla natura certo ma dal lavoro di diversi milioni di persone che si sono susseguite nel corso di centinaia di anni.
Questo dedalo di labirinti (Covolo), conseguente all’attività estrattiva, era già presente durante l’Età del Bronzo: gli Etruschi infatti furono attratti dalla città così incantevole e dotata di cave di pietra tenera facile da lavorare, così come in seguito i Romani che usarono la pietra estratta soprattutto per il Teatro Berga di Vicenza, oggi scomparso, e l’Arena di Verona, una delle linee murali di Padova, ed innumerevoli altri edifici minori. Attorno al 260 le grotte di Costozza furono adoperate dagli imperatori romani per condannare i Cristiani a scavare la pietra (da cui il nome Custosia) almeno fino all’Editto di Costantinopoli nel 313. Molti furono gli avvenimenti e le guerre che attraversarono Costozza nel corso dei secoli ma una cosa rappresentò nel corso dei tempi un punto di riferimento certo; le grotte. Esse furono utilizzate per depositare e proteggere i beni della cittadinanza, il vino, gli animali, proteggere le stesse persone in caso di attacchi e guerre, diventate esse stesse motivo di attrazione e di sfida per saccheggiatori. Tutta la vita di Costozza, nel bene e nel male gira attorno alle proprie grotte ed il loro significato è pregno del lavoro e dei sacrifici di milioni di persone.
A metà ‘500 la famiglia Trento, nobili proprietari del territorio di Costozza, volle costruire delle ville all’interno dell’abitato. Nel farlo però decise di sfruttare i “covoli” (complesso sistema di grotte e cavità formatesi nella roccia calcarea tipica dei Berici come risultato dell’attività estrattiva della pietra di Vicenza) per creare un sistema di ventilazione naturale con l’obiettivo di tenere fresche le stanze anche nel corso delle estati più torride. Vennero così costruiti i “ventidotti”, dei condotti che incanalano l’aria fredda nelle cantine e nelle sale delle ville, assicurando una temperatura costante intorno ai 10-12 gradi.
Questo sistema trasformò fin da subito il borgo in una meta attrattiva, portando a parlare di questa “idea eolica” personaggi del calibro di Galileo Galilei, Torquato Tasso e Andrea Palladio.
Durante la Seconda Guerra Mondiale
Fonte: http://www.militarystory.org/consorzio-carim-alfa-reggiane-isotta-mailand/
Il CARIM, ovvero il Consorzio Alfa Reggiane Isotta Mailand, fu un consorzio sorto durante la Seconda Guerra Mondiale per ordine del ministero per la produzione bellica germanico RUK (Reichministerium fur Rustung und Kriegproduktion). Era intenzione del RUK costruire due grandi stabilimenti in grotta che fossero completamente sicuri da attacchi aerei: uno a Riva del Garda (stabilimento X) e uno a Costozza (stabilimento C / WERK C). Detti stabilimenti dovevano produrre gruppi completi di propulsione su licenza Daimler-Benz per aeromobili in misura di mille unità al mese ma anche alberi motore.
Lo stabilimento “C”, terminato nel marzo 1945 in base ad un programma gradualmente ridotto era costituito da più di 1.000 operai. Spesso viene riportato “In realtà buona parte della produzione veniva distrutta una volta uscita dalla fabbrica”, ma è una tesi non realistica.